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La Piana dello Zenobito

Di Fabio Guidi

Il vulcano è antico, spento da milioni di anni ma a Capraia c’è un luogo dove sembra ancora vivo, la Piana dello Zenobito.

Ci si arriva solo a piedi ed è una lunga camminata dal paese. Per raggiungerla si può percorrere il sentiero sulla costa est (il sentiero perduto dello Zenobito) realizzato intorno al 1545. Il sentiero permise alle maestranze la costruzione della omonima Torre che sorge proprio sulla punta sud dell’isola. Oppure passando dal monte Arpagna e dal Semaforo e poi scendere verso sud.

La cosa che colpisce appena arrivati alla Piana dello Zenobito è la Torre che svetta alla fine dell’isola e che domina la Cala Rossa. La Torre e la Cala Rossa meritano un capitolo a parte ma secondo me la Piana merita un’attenzione particolare.

La piana si può attraversare seguendo diversi sentieri che attraversano la bassa vegetazione, ed è possibile esplorarla con calma senza paura di perdere l’orientamento garantito dalla Torre sempre bene in vista.

La Piana non è altro che ciò che rimane del cratere del vulcano vecchio di oltre 4 milioni di anni, la bocca del vulcano è proprio la punta dell’isola con la Torre dello Zenobito ma il cratere verso il mare è stato completamente eroso e dunque la Piana rimane la parte visibile del cratere.

La Piana è un enorme deposito di materiale piroclastico di varie tonalità di rosso.
Lo strato vegetale è minimo ma comunque vario di piante pioniere tra cui spiccano l’Elicriso, la Cineraria Marittima, il Cisto e il Rosmarino.

Il tutto crea un cromatismo violento che cattura lo sguardo attraverso lo scontro fra le varie tonalità di verde, il rosso acceso e cupo e i gialli i bianchi delle fioriture stagionali della pioniere.

Le sensazioni che mi da la Piana sono fortissime, calpestando il terreno mi sembra di essere su Marte con le sue distese rosse di Regolite. L’isola qui offre il suo volto più selvaggio ed i profumi più intensi.

Il percorso sulla Piana vi conduce ad uno dei panorami più incredibili del mediterraneo, la Piana infatti termina con un netto baratro sulle acque verdi ed azzurre della Cala Rossa tra un tripudio di colori e di profumi.

(foto di Fabio Guidi, la foto dal sentiero del Semaforo è di Susanna Pelagatti)

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