I Palmenti delle Tigghielle
Si possono ammirare sulla strada verso La Piana poco prima del bivio sulla destra. Si percorre un breve sentiero nella macchia (4 minuti) e si arriva in una zona più pianeggiante dove se ne trovano una decina.
I PALMENTI (testo a cura del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano)
Sono vasche scavate nella roccia funzionali alla produzione del vino, perché vi si potevano pigiare i grappoli per ricavarne il succo (mosto). Generalmente sono indicate col nome
di palmento, termine derivato dal latino pavimentum (pavire: battere, pestare), ma sono chiamate anche pigiatoi o pestarole. Rappresentano il primo, semplice ed essenziale strumento per la produzione del vino.
Le più antiche rappresentazioni del processo di vinificazione – che appartengono all’Antico Regno egiziano (2575-2135 a.C.) – mostrano la spremitura dell’uva con i piedi all’interno di una vasca.
I primi palmenti tagliati nella roccia sono invece stati trovati in Palestina e risalgono all’età del Bronzo, mentre nello stesso periodo a Creta s’impiegavano tinozze per pestare l’uva.
I palmenti – ormai diffusamente documentati in Italia e anche nell’Arcipelago Toscano – sono cavità di forma quadrangolare, poco profonde, spesso in coppia e comunicanti tramite un foro passante o un piccolo canale. Nella vasca superiore, di solito di dimensioni maggiori, si accumulava l’uva che vi era pigiata a piedi nudi; poi il mosto chiarificato defluiva nella vasca inferiore, mentre i residui solidi dell’uva rimanevano nella vasca di pigiatura. Dalla vasca inferiore il mosto era raccolto in contenitori per essere trasportato nelle case a fermentare. I residui solidi – raspi e acini – potevano essere posti in un torchio per spremerne ancora il mosto residuo.
L’estrema semplicità dei palmenti e l’uso prolungato che di essi è stato fatto nei secoli, non consentono di definirne la datazione solo in base alla forma e in mancanza d’indicazioni dal contesto in cui si trovano.
I PALMENTI E LE PIAZZOLE DI CAPRAIA (testo a cura del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano)
Nel caso di Capraia almeno alcuni palmenti rinvenuti presso la Fortezza si datano a un periodo precedente la costruzione della Fortezza stessa (1540), perché sono in parte coperti dalle strutture difensive che ne avrebbero impedito l’utilizzo. Per gli altri palmenti (Segalaio, Le Tigghielle, San Leonardo) è plausibile che possano essere stati costruiti o almeno impiegati a partire dal XVI secolo, quando le fonti documentarie cominciano a dare notizie sulla pratica vitivinicola capraiese, che occupa una posizione privilegiata nella scarsa produzione agricola dell’isola, a causa dell’orografia e della natura del suolo.
La proprietà collettiva della poca terra seminabile prevedeva una spartizione annuale tra le famiglie dei campi aperti, dove si produceva essenzialmente orzo. Possesso durevole delle famiglie erano invece le cosiddette piazzole: piccoli lembi di terra, accuratamente liberati dalle pietre che andavano a formarne i muri di protezione, dove si coltivavano ortaggi e soprattutto viti.
Nella peculiare agricoltura dell’isola, affidata alle donne e condotta attraverso la costruzione delle piazzole, i palmenti erano strumenti necessari alla produzione del vino, alimento fondamentale per la popolazione ma anche rara merce di scambio con l’esterno. Come i forni per la cottura del pane, è probabile che anche i palmenti capraiesi fossero di proprietà pubblica, in armonia con il sistema comunistico di rotazione dei campi aperti.