Il restauro della Venere di Capraia (Venere Dussol)
Il restauro della Venere di Capraia (Venere Dussol)
Il restauro della Venere di Capraia (Venere Dussol)
Il restauro della Venere di Capraia (Venere Dussol)
Il restauro della Venere di Capraia (Venere Dussol)
Il Daedalus 17 sulle rotte dell'Impero Romano
Il Daedalus 17 sulle rotte dell'Impero Romano Settembre 2016 Un video ...
Il Daedalus 17 sulle rotte dell'Impero Romano
Settembre 2016
Un video di Fabio Guidi
La riproduzione delle immagini è autorizzata dalla Soprintendenza Archeologia della Toscana - MIBACT
Si ringrazia la Guardia Costiera - Ufficio ...Locale Marittimo di Capraia per la collaborazione
I reperti sono momentaneamente custoditi a Capraia per i primi interventi di conservazione[+] Mostra di più
Capraia Lungo le rotte antiche. Relitti e reperti sommersi
Il Relitto Repubblicano delle Formiche - Capraia lungo le rotte antiche: relitti e reperti sommersi
Comunicato Stampa. “Capraia lungo le rotte antiche: relitti e reperti ...
Comunicato Stampa. “Capraia lungo le rotte antiche: relitti e reperti sommersi”
Chi almeno una volta si è immerso nel mare di Capraia, ha scoperto un mare trasparente e fondali intatti, che ...nascondono veri e propri tesori archeologici. A farci scoprire la bellezza di questi reperti è la mostra “Capraia lungo le rotte antiche: relitti e reperti sommersi” che verrà inaugurata il prossimo 27 luglio, alle ore 16.00 e proseguirà fino al 3 novembre. L’esposizione, organizzata negli spazi della ex Chiesa di S. Antonio, è una splendida occasione per riscoprire anche la chiesa che, dopo una decennale opera di restauro, è stata recentemente restituita alla comunità capraiese.
Protagoniste della mostra sono le preziose anfore che risalgono alla Roma tardo repubblicana e all’inizio del periodo imperiale e venivano prodotte anche in Spagna, nelle regioni di Betica e Tarraconense. Un tempo contenevano vino e salsa di pesce (garum) ed erano trasportate lungo le principali rotte del Mediterraneo. Proprio il numero di questi reperti testimonia l’importanza dell’isola di Capraia come scalo commerciale ancora prima che diventasse un insediamento stabile. Per un lunghissimo periodo, che va dall’epoca etrusca fino a quella rinascimentale, lo scalo capraiese era infatti ampiamente utilizzato dal traffico commerciale del Mar Tirreno. Nel porto le navi potevano fare provvista di acqua e ripararsi dalle tempeste, per proseguire verso gli attuali territori della Liguria e del sud della Francia o verso le zone dell’Italia centrale. Parte dei reperti visibili in mostra provengono da recenti scoperte nella zona marina in cui è stato trovato anche il relitto di una nave che risale alla seconda metà del II secolo a.C. e vengono esposti al pubblico per la prima volta.
La mostra, finanziata nell’ambito dei progetti PNRR, è organizzata dall’Associazione APS “Amici della chiesa di S. Antonio”, in collaborazione con il Comune di Capraia Isola e sotto la direzione scientifica della Soprintendenza ABAP di Pisa e Livorno.
Per ulteriori informazioni contattare: Arch. Franco Maffeis, tel.335435584 o Ing. Roberto Moresco 3357417733[+] Mostra di più
I palmenti di Capraia (9 settembre 2023)
Il Parco Nazionale Arcipelago Toscano, partner di un progetto INTERREG ...
Il Parco Nazionale Arcipelago Toscano, partner di un progetto INTERREG Italia-Francia, ha organizzato un’escursione a Capraia per conoscere la tradizione agricola capraiese, con la compagnia di alcuni esperti del settore. ...Immersi nella natura e nella storia della coltivazione della vite e della prestigiosa produzione del vino isolano, a partire dalle sue origini nelle antiche strutture in pietra dei palmenti. Queste opere sono testimonianza dell’antica vitivinicoltura praticata in modo costante e continuativo a partire dal XVI secolo, periodo in cui fonti documentarie la riportano in posizione privilegiata rispetto alla complessiva e limitata produzione agricola praticata sull’isola.
Le vasche di lavorazione del vino, sono “..cavità di forma quadrangolare, poco profonde, spesso in coppia e comunicanti tramite un foro passante o un piccolo canale. Nella vasca superiore, di solito di dimensioni maggiori, si accumulava l’uva che vi era pigiata poi il mosto chiarificato defluiva nella vasca inferiore, mentre i residui solidi dell’uva rimanevano nella vasca di pigiatura. Dalla vasca inferiore il mosto era raccolto in contenitori per essere trasportato nelle case a fermentare..”.
Ai partecipanti è stato servito un light lunch con degustazione dei principali vini locali e dei prodotti agricoli capraiesi.[+] Mostra di più
Visita guidata alla mostra archeologica di Capraia con la dott.ssa Lorella Alderighi
Visita guidata alla mostra archeologica di Capraia con la dott.ssa ...
Visita guidata alla mostra archeologica di Capraia con la dott.ssa Lorella Alderighi
La Venere di Capraia (Venere Dussol) intervento della Dott.ssa Lorella Alderighi (23 luglio 2021)
La Venere di Capraia (Venere Dussol) intervento della Dott.ssa Lorella ...
La Venere di Capraia (Venere Dussol) intervento della Dott.ssa Lorella Alderighi (23 luglio 2021)
Isola di Capraia. I palmenti del forte S.Giorgio (maggio 2021)
Isola di Capraia. I palmenti del forte S.Giorgio (maggio 2021)
Isola di Capraia. I palmenti del forte S.Giorgio (maggio 2021)
Isola di Capraia. Alla ricerca della Grotta di Farmo (14 aprile 2021)
Alla ricerca della Grotta di Farmo. Intervista di Fabio Guidi con il ...
Alla ricerca della Grotta di Farmo. Intervista di Fabio Guidi con il presidente del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano Giampiero Sammuri (14 aprile 2021)
La grotta è indicata in tutte le vecchie ...carte di Capraia ma oggi nessuno si ricorda dove sia.
Il ritorno del guerriero all'Isola di Capraia (4/4)
L’isola di Capraia: una storia ritrovata L’isola di Capraia fin dalla ...
L’isola di Capraia: una storia ritrovata
L’isola di Capraia fin dalla lontana antichità è stata un crocevia di molte civilizzazioni: da quella neolitica, circa 6000 anni fa, a quella del bronzo, ...a quella etrusca e a quella romana. Nel periodo più vicino a noi ritroviamo gli insediamenti dei monaci e il passaggio dei saraceni. Entrò poi a far parte del dominio pisano ed infine di quello della Repubblica. Con il Settecento venne contesa tra Genova, i Corsi, e la Repubblica Francese. La caduta di Napoleone la fece passare al regno di Sardegna e poi all’Italia. Da allora il ricambio di popolazione, dovuto ad una emigrazione di massa dei suoi abitanti, ha fatto cadere nell’oblio la sua lunga e travagliata storia, malgrado fossero emersi già nei primi anni del secolo scorso dei ritrovamenti fortuiti di interessanti reperti tra i quali una statua marmorea di Venere. Solo dopo l’ultima grande guerra, con l’incremento dell’attività subacquea, diversi relitti di epoche differenti, sono stati individuati nelle acque dell’isola. Questi hanno consentito di portare alla luce numerosi reperti consentendo di ricostruire un lungo periodo della storia dell’isola, crocevia di diverse rotte nell’alto Tirreno.
La mostra archeologica organizzata dalla Soprintendenza di Pisa e Livorno e dal Comune di Capraia , con il contributo del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, ed ospitata nella chiesa seicentesca di S. Antonio - in corso di restauro a cura dell’Associazione degli Amici di S. Antonio - ripercorre una parte della lunga storia dell’isola a partire dai reperti neolitici recentemente ritrovati, passando al periodo etrusco e a quello romano per concludersi con i reperti tardo medievali ritrovati in un relitto rinascimentale. Il pezzo forte della mostra è la tomba del guerriero del V secolo D. C. con i suoi ornamenti guerreschi.
Roberto Moresco[+] Mostra di più
Il ritorno del guerriero all'Isola di Capraia (3/4)
L’isola di Capraia: una storia ritrovata L’isola di Capraia fin dalla ...
L’isola di Capraia: una storia ritrovata
L’isola di Capraia fin dalla lontana antichità è stata un crocevia di molte civilizzazioni: da quella neolitica, circa 6000 anni fa, a quella del bronzo, ...a quella etrusca e a quella romana. Nel periodo più vicino a noi ritroviamo gli insediamenti dei monaci e il passaggio dei saraceni. Entrò poi a far parte del dominio pisano ed infine di quello della Repubblica. Con il Settecento venne contesa tra Genova, i Corsi, e la Repubblica Francese. La caduta di Napoleone la fece passare al regno di Sardegna e poi all’Italia. Da allora il ricambio di popolazione, dovuto ad una emigrazione di massa dei suoi abitanti, ha fatto cadere nell’oblio la sua lunga e travagliata storia, malgrado fossero emersi già nei primi anni del secolo scorso dei ritrovamenti fortuiti di interessanti reperti tra i quali una statua marmorea di Venere. Solo dopo l’ultima grande guerra, con l’incremento dell’attività subacquea, diversi relitti di epoche differenti, sono stati individuati nelle acque dell’isola. Questi hanno consentito di portare alla luce numerosi reperti consentendo di ricostruire un lungo periodo della storia dell’isola, crocevia di diverse rotte nell’alto Tirreno.
La mostra archeologica organizzata dalla Soprintendenza di Pisa e Livorno e dal Comune di Capraia , con il contributo del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, ed ospitata nella chiesa seicentesca di S. Antonio - in corso di restauro a cura dell’Associazione degli Amici di S. Antonio - ripercorre una parte della lunga storia dell’isola a partire dai reperti neolitici recentemente ritrovati, passando al periodo etrusco e a quello romano per concludersi con i reperti tardo medievali ritrovati in un relitto rinascimentale. Il pezzo forte della mostra è la tomba del guerriero del V secolo D. C. con i suoi ornamenti guerreschi.
Roberto Moresco[+] Mostra di più
Il ritorno del guerriero all'Isola di Capraia (2/4)
L’isola di Capraia: una storia ritrovata L’isola di Capraia fin dalla ...
L’isola di Capraia: una storia ritrovata
L’isola di Capraia fin dalla lontana antichità è stata un crocevia di molte civilizzazioni: da quella neolitica, circa 6000 anni fa, a quella del bronzo, ...a quella etrusca e a quella romana. Nel periodo più vicino a noi ritroviamo gli insediamenti dei monaci e il passaggio dei saraceni. Entrò poi a far parte del dominio pisano ed infine di quello della Repubblica. Con il Settecento venne contesa tra Genova, i Corsi, e la Repubblica Francese. La caduta di Napoleone la fece passare al regno di Sardegna e poi all’Italia. Da allora il ricambio di popolazione, dovuto ad una emigrazione di massa dei suoi abitanti, ha fatto cadere nell’oblio la sua lunga e travagliata storia, malgrado fossero emersi già nei primi anni del secolo scorso dei ritrovamenti fortuiti di interessanti reperti tra i quali una statua marmorea di Venere. Solo dopo l’ultima grande guerra, con l’incremento dell’attività subacquea, diversi relitti di epoche differenti, sono stati individuati nelle acque dell’isola. Questi hanno consentito di portare alla luce numerosi reperti consentendo di ricostruire un lungo periodo della storia dell’isola, crocevia di diverse rotte nell’alto Tirreno.
La mostra archeologica organizzata dalla Soprintendenza di Pisa e Livorno e dal Comune di Capraia , con il contributo del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, ed ospitata nella chiesa seicentesca di S. Antonio - in corso di restauro a cura dell’Associazione degli Amici di S. Antonio - ripercorre una parte della lunga storia dell’isola a partire dai reperti neolitici recentemente ritrovati, passando al periodo etrusco e a quello romano per concludersi con i reperti tardo medievali ritrovati in un relitto rinascimentale. Il pezzo forte della mostra è la tomba del guerriero del V secolo D. C. con i suoi ornamenti guerreschi.
Roberto Moresco[+] Mostra di più
Il ritorno del guerriero all'Isola di Capraia (1/4)
L’isola di Capraia: una storia ritrovata L’isola di Capraia fin dalla ...
L’isola di Capraia: una storia ritrovata
L’isola di Capraia fin dalla lontana antichità è stata un crocevia di molte civilizzazioni: da quella neolitica, circa 6000 anni fa, a quella del bronzo, ...a quella etrusca e a quella romana. Nel periodo più vicino a noi ritroviamo gli insediamenti dei monaci e il passaggio dei saraceni. Entrò poi a far parte del dominio pisano ed infine di quello della Repubblica. Con il Settecento venne contesa tra Genova, i Corsi, e la Repubblica Francese. La caduta di Napoleone la fece passare al regno di Sardegna e poi all’Italia. Da allora il ricambio di popolazione, dovuto ad una emigrazione di massa dei suoi abitanti, ha fatto cadere nell’oblio la sua lunga e travagliata storia, malgrado fossero emersi già nei primi anni del secolo scorso dei ritrovamenti fortuiti di interessanti reperti tra i quali una statua marmorea di Venere. Solo dopo l’ultima grande guerra, con l’incremento dell’attività subacquea, diversi relitti di epoche differenti, sono stati individuati nelle acque dell’isola. Questi hanno consentito di portare alla luce numerosi reperti consentendo di ricostruire un lungo periodo della storia dell’isola, crocevia di diverse rotte nell’alto Tirreno.
La mostra archeologica organizzata dalla Soprintendenza di Pisa e Livorno e dal Comune di Capraia , con il contributo del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, ed ospitata nella chiesa seicentesca di S. Antonio - in corso di restauro a cura dell’Associazione degli Amici di S. Antonio - ripercorre una parte della lunga storia dell’isola a partire dai reperti neolitici recentemente ritrovati, passando al periodo etrusco e a quello romano per concludersi con i reperti tardo medievali ritrovati in un relitto rinascimentale. Il pezzo forte della mostra è la tomba del guerriero del V secolo D. C. con i suoi ornamenti guerreschi.
Roberto Moresco[+] Mostra di più
I Palmenti del Segalaio a Capraia
I PALMENTI Sono vasche scavate nella roccia funzionali alla produzione ...
I PALMENTI
Sono vasche scavate nella roccia funzionali alla produzione del vino, perché vi si potevano pigiare i grappoli per ricavarne il succo (mosto). Generalmente sono indicate col nome di palmento, ...termine derivato dal latino pavimentum (pavire: battere, pestare), ma sono chiamate anche pigiatoi o pestarole. Rappresentano il primo, semplice ed essenziale strumento per la produzione del vino.
Le più antiche rappresentazioni del processo di vinificazione - che appartengono all’Antico Regno egiziano (2575-2135 a.C.) - mostrano la spremitura dell’uva con i piedi all’interno di una vasca.
I primi palmenti tagliati nella roccia sono invece stati trovati in Palestina e risalgono all’età del Bronzo, mentre nello stesso periodo a Creta s’impiegavano tinozze per pestare l’uva.
I palmenti - ormai diffusamente documentati in Italia e anche nell’Arcipelago Toscano - sono cavità di forma quadrangolare, poco profonde, spesso in coppia e comunicanti tramite un foro passante o un piccolo canale. Nella vasca superiore, di solito di dimensioni maggiori, si accumulava l’uva che vi era pigiata a piedi nudi; poi il mosto chiarificato defluiva nella vasca inferiore, mentre i residui solidi dell’uva rimanevano nella vasca di pigiatura. Dalla vasca inferiore il mosto era raccolto in contenitori per essere trasportato nelle case a fermentare. I residui solidi - raspi e acini - potevano essere posti in un torchio per spremerne ancora il mosto residuo.
L’estrema semplicità dei palmenti e l’uso prolungato che di essi è stato fatto nei secoli, non consentono di definirne la datazione solo in base alla forma e in mancanza d’indicazioni dal contesto in cui si trovano.
I PALMENTI E LE PIAZZOLE DI CAPRAIA
Nel caso di Capraia almeno alcuni palmenti rinvenuti presso la Fortezza si datano a un periodo precedente la costruzione della Fortezza stessa (1540), perché sono in parte coperti dalle strutture difensive che ne avrebbero impedito l’utilizzo. Per gli altri palmenti (Segalaio, Le Tigghielle, San Leonardo) è plausibile che possano essere stati costruiti o almeno impiegati a partire dal XVI secolo, quando le fonti documentarie cominciano a dare notizie sulla pratica vitivinicola capraiese, che occupa una posizione privilegiata nella scarsa produzione agricola dell’isola, a causa dell’orografia e della natura del suolo.
La proprietà collettiva della poca terra seminabile prevedeva una spartizione annuale tra le famiglie dei campi aperti, dove si produceva essenzialmente orzo. Possesso durevole delle famiglie erano invece le cosiddette piazzole: piccoli lembi di terra, accuratamente liberati dalle pietre che andavano a formarne i muri di protezione, dove si coltivavano ortaggi e soprattutto viti.
Nella peculiare agricoltura dell’isola, affidata alle donne e condotta attraverso la costruzione delle piazzole, i palmenti erano strumenti necessari alla produzione del vino, alimento fondamentale per la popolazione ma anche rara merce di scambio con l’esterno. Come i forni per la cottura del pane, è probabile che anche i palmenti capraiesi fossero di proprietà pubblica, in armonia con il sistema comunistico di rotazione dei campi aperti.
I PALMENTI Sono vasche scavate nella roccia funzionali alla produzione ...
I PALMENTI
Sono vasche scavate nella roccia funzionali alla produzione del vino, perché vi si potevano pigiare i grappoli per ricavarne il succo (mosto). Generalmente sono indicate col nome di palmento, ...termine derivato dal latino pavimentum (pavire: battere, pestare), ma sono chiamate anche pigiatoi o pestarole. Rappresentano il primo, semplice ed essenziale strumento per la produzione del vino.
Le più antiche rappresentazioni del processo di vinificazione - che appartengono all’Antico Regno egiziano (2575-2135 a.C.) - mostrano la spremitura dell’uva con i piedi all’interno di una vasca.
I primi palmenti tagliati nella roccia sono invece stati trovati in Palestina e risalgono all’età del Bronzo, mentre nello stesso periodo a Creta s’impiegavano tinozze per pestare l’uva.
I palmenti - ormai diffusamente documentati in Italia e anche nell’Arcipelago Toscano - sono cavità di forma quadrangolare, poco profonde, spesso in coppia e comunicanti tramite un foro passante o un piccolo canale. Nella vasca superiore, di solito di dimensioni maggiori, si accumulava l’uva che vi era pigiata a piedi nudi; poi il mosto chiarificato defluiva nella vasca inferiore, mentre i residui solidi dell’uva rimanevano nella vasca di pigiatura. Dalla vasca inferiore il mosto era raccolto in contenitori per essere trasportato nelle case a fermentare. I residui solidi - raspi e acini - potevano essere posti in un torchio per spremerne ancora il mosto residuo.
L’estrema semplicità dei palmenti e l’uso prolungato che di essi è stato fatto nei secoli, non consentono di definirne la datazione solo in base alla forma e in mancanza d’indicazioni dal contesto in cui si trovano.
I PALMENTI E LE PIAZZOLE DI CAPRAIA
Nel caso di Capraia almeno alcuni palmenti rinvenuti presso la Fortezza si datano a un periodo precedente la costruzione della Fortezza stessa (1540), perché sono in parte coperti dalle strutture difensive che ne avrebbero impedito l’utilizzo. Per gli altri palmenti (Segalaio, Le Tigghielle, San Leonardo) è plausibile che possano essere stati costruiti o almeno impiegati a partire dal XVI secolo, quando le fonti documentarie cominciano a dare notizie sulla pratica vitivinicola capraiese, che occupa una posizione privilegiata nella scarsa produzione agricola dell’isola, a causa dell’orografia e della natura del suolo.
La proprietà collettiva della poca terra seminabile prevedeva una spartizione annuale tra le famiglie dei campi aperti, dove si produceva essenzialmente orzo. Possesso durevole delle famiglie erano invece le cosiddette piazzole: piccoli lembi di terra, accuratamente liberati dalle pietre che andavano a formarne i muri di protezione, dove si coltivavano ortaggi e soprattutto viti.
Nella peculiare agricoltura dell’isola, affidata alle donne e condotta attraverso la costruzione delle piazzole, i palmenti erano strumenti necessari alla produzione del vino, alimento fondamentale per la popolazione ma anche rara merce di scambio con l’esterno. Come i forni per la cottura del pane, è probabile che anche i palmenti capraiesi fossero di proprietà pubblica, in armonia con il sistema comunistico di rotazione dei campi aperti.